La storia di Barbie nel mondo della moda
Margot Robbie è la nuova Barbie in carne ed ossa, protagonista del film dedicato alla Californian Doll protagonista della nostra infanzia. Nata come rivendicazione dell’empowerment femminile, la Barbie nasce negli anni Cinquanta, nel Wisconsin, USA.
L’intuizione è quella di Ruth Handler, che vendendo giocare sua figlia con sagome di donne ritagliate dalle riviste anziché con i classici bambolotti, si interroga sui desideri delle nuove generazioni. Fino ad ora, infatti, bambole e bambolotti inducevano le bambine di tutto il mondo a indentificarsi con il ruolo di madre, escludendo qualsiasi altro tipo di futuro dalle proprie fantasie.
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La svolta nella storia di Barbie avviene nel 1956, in Svizzera, quando Ruth incappa in un negozio di giocattoli che espone in vetrina la bambola action figure Lilli, ispirata al personaggio dei fumetti dell’autore tedesco Reinhard Beuthien.
Ruth ne acquista diversi modelli per sottoporli al marito, fondatore dell’azienda di giocattoli Mattel, che li rielaborerà per metterli in produzione. Il 9 marzo 1959, viene prodotto il primo modello di Barbie, un rotocalco di quella che oggi tutti conosciamo.
Era bionda, indossava un costumino da bagno a righe ed era pettinata e truccata con lo stile in voga di quegli anni. In particolare, doveva il suo make-up al noto scatto di Erwin Blumenfeld per la copertina di Vogue del 1° gennaio 1950.
La moda è quindi un elemento congenito alla nascita di Barbie, che rifletterà negli anni a venire tendenze, gusti e sottoculture sia nel modo di vestire che in dettagli iper-femminili come make-up e capelli. Racconterà il percorso di emancipazione femminile, liberando la donna dai tradizionali ruoli sociali di stampo masochista per introdurla nella società moderna come modella, insegnante, infermiera, persino astronauta – ancora prima che Neil Amstrong sbarcasse sulla luna –, ambasciatrice dell’UNICEF e presidente degli Stati Uniti d’America.
Tuttavia, la capacità di adattamento del prodigio di Mattel non è stata in grado di esimersi da critiche e controversie. Dopotutto, Barbie rappresenta un modello di vita essenzialmente materialista, promuovendo un prototipo estetico di donna irrealistico e unilaterale, arido di diversità e inclusione.
Per rimediare a queste mancanze la Mattel inizia la produzione del Project Dawn che propone la bambola con diverse tonalità di pelle, acconciature e tratti somatici e successivamente viene introdotta sul mercato la linea Fashionistas che include tre nuove silhouette. Recentemente è stata anche messa in commercio una linea con diversi modelli di bambole affette da disabilità.
Qual è la Barbie più costosa di sempre?
Indipendentemente dalle numerose controversie che hanno sporcato la sua fedina penale, Barbie è ancora oggi considerata un’icona e protagonista di progetti artistici che celebrano la pop art. Tanto da elevare la bambola allo status di oggetto collezionabile, raggiungendo spesso prezzi pari a quello di oggetti di lusso.
Una Cher Barbie originale degli anni Ottanta può facilmente raggiungere i 250 dollari, anche se la Barbie più costosa di sempre è un pezzo unico realizzato da Stefano Canturi in occasione della raccolta fondi per la Breast Cacner Research Foundation. Canturi, professionista d’eccellenza nella lavorazione di diamanti preziosi, la rappresenta con collana e anello tempestati di diamanti, capelli raccolti e vestitino a tubino con balze in tulle. Questa Barbie è stata battuta all’asta per 244mila euro.
Quando Barbie si ispira alla moda
Ma non è sempre il valore monetario a identificare lo status iconico di un esemplare Barbie, spesso se ispirato a personaggi o brand cult del fashion system.
Mattel dedica a Audrey Hepburn una collezione di quattro Barbie, che ritraggono l’attrice in differenti film: Vacanze Romane, Colazione da Tiffany e Sabrina – la più preziosa.
Anche Grace Kelly, nel 2011, è stata musa ispiratrice del colosso statunitense, che la ritrae con abito da sposa nel giorno del matrimonio con il principe di Monaco in un’edizione limitatissima e immersa in un abito di chiffon sul set di La finestra sul cortile.
A proposito di spose, Designer Bride è una linea che veste Barbie di wedding dress firmati da designer come Oscar de La Renta, Vera Wang e Monique Lhullier.
Anche Saint Laurent, nel 2017, offre le proprie creazioni, le più iconiche, al personaggio di Barbie. Tra i look, l’indimenticabile abito da cocktal Mondrian del 1965, fedelmente riprodotto nei suoi celebri pattern a bocchi di colore e incoronato da un taglio a caschetto in pieno stile anni Sessanta. Al look sahariano del 1968, Mattel x Saint Laurent affianca un outfit per le serate chic. Paris è una creazione del 1983 che incarna alla perfezione lo sfavillante stile Eighties.
E, come dimenticare, Barbie e Ken in full Jean Paul Gaultier!
Più recentemente, Mattel riproduce lo stile di celebrity contemporanee, dall’icona Iris Apfel a Jennifer Lopez, fino a Beyoncé, che riproduce la bambola in carne e ossa in occasione di Halloween.
Quando la moda si ispira a Barbie
Maison Margiela
Quella fra Martin Margiela e Barbie è una storia che sboccia sin dalla tenera età. In Martin Margiela: in his own words, il designer racconta di come durante la sua infanzia si trovava spesso in compagnia della nonna a disegnare e cucire abiti per le sue Barbie.
Così, una delle sue prime collezioni dà vita ai suoi ricordi d’infanzia. La Fall/Winter 1994 non è altro che una collezione in miniatura, estremamente innovativa, trasformista, una pietra miliare per la storia della maison.
A doll’s wardrobe si compone di riproduzioni vintage di capi anni Sessanta e Settanta, dove anche le proporzioni esagerate di elementi come zip e tasche vengono mantenute.
Ne risulta un corpo apparentemente esilissimo: sono le incongruenze ad aprire una discussione sulla funzionalità dell’abbigliamento. Dopotutto, gli outfit delle bambole sono modellati su corpi rigidi esenti dai movimenti dinamici del corpo umano. Margiela ci ricorda così l’impossibilità di standardizzare il corpo.
Moschino
Particolarmente affezionato alla cultura pop, Jeremy Scott crea un guardaroba da bad-girl firmato Moschino. Siamo nel 2015 e sulle T-shirt del marchio italiano compariranno per la prima volta slogan ispirati al Barbie World, pantaloni a rete, bomber di pelle e accessori iconici, come il cappellino di pelle logato, gli orecchini, le collane, gli occhiali da sole, la biker bag, lo zaino trapuntato e la classica cintura a catena dorata con lettering.
Balmain
Più recentemente, in occasione della sfilata Autunno/Inverno 2021 di Balmain, Olivier Rousteing presenta la collaborazione con Mattel. Ne deriva una capsule di cinquanta capi in cui Barbie si veste dei codici della maison Balmain, dal monogramma Labyrinth disegnato da Pierre Balmain negli anni Settanta, alle spalline e ai bottoni d’oro oversize.
Questa collezione non è solo il sogno di uno stilista di moda ma quello di un bambino a cui era stato impedito di giocare con le bambole. Il fatto che oggi creare questa capsule con Barbie dimostra quanto sia cambiato il mondo e quanto sia bello essere liberi di essere se stessi senza la paura di essere giudicati.
Olivier Rousteing
Daniele Conforti