Schiaparelli Haute Couture Inferno
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Schiaparelli Haute Couture Inferno

Schiaparelli: l’Inferno Couture ispirato a Dante

Schiaparelli si lascia alle spalle il minimalismo delle sfilate ready-to-wear appena trascorse. L’haute couture parigina si apre con la vena surrealista di Elsa Schiaparelli attraverso la visione di Daniel Roseberry e la sua collezione denominata Inferno.

«Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta, / una lonza leggera e presta molto, / che di pel macolato era coverta; / […] / ma non sì che paura non mi desse / la vista che m’apparve d’un leone. / […] / Ed una lupa, che di tutte brame / sembiava carca ne la sua magrezza». L’incontro di Dante Alighieri nel primo canto del suo Inferno si traduce in creazioni d’alta moda indossate da supermodelle di tutto rispetto.

 

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Ma, ad aprire le danze è, fra gli spettatori, Kylie Jenner, che fa la sua entrée con un abito monospalla in velluto nero, con una sfarzosa testa di leone sulla spalla.

Troviamo lo stesso abito addosso a una ieratica Irina Shayk sulla passerella, Naomi Campbell sfila invece con un cappotto fake-fur con testa di lupa e Shalom Harlow, tornata di recente a calcare le catwalk, sfoggia un tubino maculato con una testa di un leopardo. Spettacolari ornamenti di finta tassidermia, costruiti interamente a mano con schiuma, resina e altri materiali artificiali – la verosimiglianza è tale da aver scatenato polemiche non indifferenti sui social da parte di chi sostiene un richiamo di cattivo gusto alla caccia.

Oltre a richiamare il senso dell’organizzazione dantesca, con tre look per ciascuno dei nove gironi dell’inferno, mi sono anche ispirato direttamente ad alcune delle sue immagini più avvincenti.

Daniel Roseberry

Lussuria, superbia e cupidigia: le tre fiere dantesche assumono il ruolo di elementi protagonisti della collezione, affiancati ai classici codici della maison. Accessori anatomici in rilievo, come gli ormai celebri capezzoli, unghie dorate sui guanti, oro anche per volti, occhiali e top. Fino al maestoso busto intarsiato a mano, frutto del lavoro di più di quattro mesi.

Ma illusioni e allusioni medievali non finiscono qui. Le paillettes che si infrangono su alcuni abiti sono in realtà realizzate con lastre di lamiera rivestite in cuoio; la gonna ultra lavorata non è decorata in tessuto, ma ricoperta da perline in legno. Il luccichio iridescente degli abiti in velluto a colonna è in realtà dipinto a mano con un pigmento che cambia colore a seconda della prospettiva. I plastron sono stati scolpiti in strisce di madreperla ondulanti e con un intarsio di alberi di limone.

 

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Siedono in un emiciclo star come Diane Kriger e Rossy De Palma. C’è anche Chiara Ferragni, fresca dell’annuncio che vestirà Schiaparelli – insieme a Dior – al Festival di Sanremo. Sembra arrivata da Marte la cantante e rapper Doja Cat. Il look total red non si compone soltanto di un abito bustier senza spalline, caratterizzato da una gonna tempestata di perline, ma anche di un lungo scialle, che funge da strascico, insieme a stivali al polpaccio. Il merito va alla truccatrice Pat McGrath e al suo staff che per un tocco ancor più unico, insieme al trucco, hanno applicato a mano su tutta la pelle di Doja oltre 30.000 Swarovski.

Il riverbero della collezione non si ferma qui. Il legame fra Schiaparelli e le celebrities è sempre più stretto e uno di questi modelli farà presto capolino su uno dei prossimi e attesissimi red carpet – sono vicinissimi i Grammy Awards e gli Oscar.

Daniele Conforti