Moda e Arte: da Vittoria Ceretti a Gaultier
Moda e arte. Una vicinanza contingente, pregna di contaminazioni e ispirazioni, che contribuisce al ricordo storico di opere cardine della storia umana. Dipinto, scultura, fotografia, ma non solo. L’arte vive nella forgiatura materica di tessuti e ricami, nell’accostamento di colori, volumi e materiali. Una rappresentazione visiva che si rapporta in contemporanea al sentimento umanitario comune, un’incarnazione che riflette i timori, le speranze e l’oblio moderno.
Tema dominante della copertina di aprile di Vogue è una creatura allegorica che nasce dall’incontro fra uomo, tecnologia e natura. Un essere elegantemente personificato da Vittoria Ceretti – top model italiana e brand ambassador di Chanel – immortalata da Rafael Pavarotti per scatenare una riflessione sul nostro rapporto con il pianeta. Con una nota pubblicata all’interno del numero di Vogue, il fotografo accenna ad un desiderato ritorno a una normalità utopica. Irraggiungibile, considerando come l’ossatura della nostra società sia in continua trasformazione. Ma sono i cambiamenti climatici e ambientali a catapultarci nell’urgenza di ripensare alle conseguenze delle nostre azioni. Conseguenze effettive, che indeboliscono allo stremo la flebile barriera fra realtà e digitale, immaginazione e natura, verità e ignoto.
In un oceano di dubbi, ci sentiamo persi, senza bussola, senza direzione o destinazione. In questa nostra ricerca di un alito di speranza, forse dovremmo aggrapparci non tanto alle certezze, quanto piuttosto alle possibilità.
Rafael Pavarotti
Rafael Pavarotti definisce l’arte come movimento e specchio dello Zeitgeist, rivelando come queste domande e possibilità alternative siano state al centro dell’attenzione nel corso degli ultimi anni. Un tema principe ricalcato in occasione della cinquantanovesima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. La prima edizione, per altro, curata da una donna, Cecilia Alemani, che, per il titolo Il Latte dei Sogni, prendo spunto dal libro per l’infanzia di Leonora Carrington.
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A ripescare i pilastri della storia dell’arte è, invece, Jean Paul Gaultier: un drop, tre opere d’arte, tredici capi prêt-à-porter. Il riferimento è rinascimentale e barocco, con uno sguardo, in particolare, alla Primavera/Estate 1995 della maison parigina. Assistiamo qui alla trasposizione sulla stoffa dei nudi di alcuni celebri dipinti ad olio nella collezione Le Musée. Dalla Creazione di Adamo di Michelangelo (1512) alle Tre Grazie di Rubens (1639), fino all’iconica Nascita di Venere di Botticelli (1485). Il micro-tulle, in quanto marchio distintivo della maison, è il protagonista della collezione, steso, annodato, accattivante e dinamizzato dalle stampe artsy. Tutto ad esaltare i corpi dei soggetti dipinti e di chi lo indossa. Fra pseudo-kitsch e marinière signature di Gaultier, le creazioni della maison vengono immerse nei colori dei tre capolavori o in un nero intenso, decorato dalla scritta “Fragile”, a riproporre quella delle casse usate per trasportare le opere di musei e gallerie.
Messa in risalto da un cast eclettico, la campagna di lancio, firmata dalla fotografa Elizaveta Porodina con la direzione creativa di Florence Tétier, celebra il trittico di opere e confonde le linee di genere, celebrando tutte le forme. Arte nell’arte, per tutti e tutte.
Daniele Conforti