La Margaux Bag di The Row è la nuova Birkin?
Parlare di nuova Birkin sembra quasi un oltraggio. Un affronto a una borsa che nel tempo si è dimostrata un emblema di un lusso tanto trasversale, riconoscibile per strada anche dai profani della moda, quanto quiet, pulito e, quindi, senza tempo. È forse il crescente interesse dimostrato verso questo concetto di lusso, intramontabile e avulso dalle tendenze, che ha portato appassionati e celebrities a interessarsi sempre di più alla Margaux Bag di The Row.
La Margaux Bag di The Row è la borsa figlia della visione congiunta delle gemelle Olsen, Mary-Kate e Ashley, conosciute come devote della Birkin di Hermès, note per aver indossato negli anni modelli ben invecchiati, stropicciati, arruffati. La capiente tote Margaux Bag di The Row, tuttavia, sta facendo il giro del circuito della moda proprio in questo momento. Si tratta, dopotutto, di un pezzo simbolo del marchio The Row fondato nel 2006, ricercatissima e spesso sold-out. Tra le ammiratrici famose, Kendall Jenner, Jennifer Lawrence, Zoë Kravitz, Rosé, Elle Fanning e Rosie Huntington-Whiteley.
Dalla sua uscita, la Margaux Bag di The Row è stata reinterpretata in vari colori e tessuti, diventando un punto fermo nell’archivio di accessori del brand. Al momento è disponibile in quattro misure (25cm, 30cm, 38cm e 49cm), realizzata in pelle scamosciata, nappa liscia e una combinazione tela e pelle, in diverse varianti di colori sofisticati e chic. La variante più popolare, al momento, è proprio quella oversize, grandissima e capiente, perfetta per gli impegni quotidiani. Insostituibile in termini di praticità e stile classico e timeless.
La Margaux Bag di The Row è immediatamente riconoscibile per la sua forma slouchy, rilassata, senza necessità di un logo visibile e, quindi, in piena linea con la filosofia del marchio, che negli ultimi anni ha ripreso piede grazie al fenomeno del quiet luxury.
Il nostro intento era vedere se prodotti fatti bene, con ottimi tessuti e un buon fit, sarebbero stati venduti anche senza un logo o una griffe. E ha funzionato.
Gemelle Olsen
Un fattore chiave rende la Margaux una possibile succeditrice della Birkin, ossia l’impossibilità di replica. La Buckle di Prada, le Speedy di Louis Vuitton e persino la Cabas di Philo sono caratterizzate da design riconoscibili, ed è quindi più facile crearne un dupe, mentre la Margaux di The Row è quasi completamente priva di tratti distintivi. Questo può aiutarla a sfuggire dal fenomeno di sovraccarico mediatico che nuoce ai trend, permettendole di raggiungere record di vendite in maniera graduale e duratura.
Ci sarà mai un’altra Birkin?
La borsa di lusso è tra gli oggetti di desiderio più richiesti. E questo i designer lo sanno molto bene. Il fenomeno della nuova Birkin sta, infatti, ingolosendo diverse maison di moda. Da quelle che fanno dell’appariscenza la propria forza, a quelle che preferiscono una filosofia più minimalista, parlando a una nicchia di acquirenti abituali e fan.
Parliamo, ad esempio, della Buckle Bag di Prada o delle recentissime proposte di Pharrell Williams per Louis Vuitton. Dal Millionaire Speedy, la it-bag dello scorso anno da un milione di dollari, ai modelli cow-boy che hanno appena sfilato sulle passerelle menswear della Paris Fashion Week. Ci sono poi le creazioni sofisticate di Phoebe Philo o, appunto, la Margaux Bag di The Row, la it-bag discreta e funzionale pensata per il famoso 1%.
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La sua estetica, tuttavia, ricorda un po’ troppo quella di Hermès (una fusione tra la Birkin e il modello Bolide), che, lo sappiamo, non apprezza particolarmente il plagio da parte di altri brand. Dopotutto, la sua Birkin rimane l’it-bag per eccellenza. Sarà l’allure storico che la permea, evocativo e quasi nostalgico, o la costruzione strutturata e dalle linee pulite.
Sarà lo status symbol che rappresenta, l’accezione di bene-investimento che negli ultimi anni ha acquisito. Sarà la sua inaccessibilità: per acquistare una Birkin serve coltivare anni e anni di pubbliche relazioni con il personale Hermès e acquistare diversi articoli della maison. Anche se, lo ricordiamo, le liste d’attesa non esistono dal 2010. Sta di fatto che, a oggi, la Birkin di Hermès rimane inarrivabile.
Daniele Conforti