I 10 momenti fashion più importanti del 2022
Gli ultimi attimi per guardarci alle spalle. Avvolti dalla coda del tepore natalizio, riviviamo i momenti fashion che hanno costituito il 2022. Gli impegni incombenti e le risoluzioni sacrificali per il nuovo anno possono aspettare. Un anno fitto di momenti fashion, in realtà più legati a scandali e controversie che a creazioni degne di memoria. In cui Gucci e Balenciaga hanno dominato, ancora una volta, forse non per le ragioni più auspicabili.
Grandi ritorni per brand come Diesel, Ferragamo (che ha scelto di abbandonare il nome Salvatore) e Bottega Veneta. Grandi rimpianti, invece, per colossi della moda come Thierry Mugler, Andrew Talley e Vivienne Westwood. Ma anche notizie sconvolgenti come l’addio di Alessandro Michele da Gucci o l’allontanamento definitivo di Raf Simons dalle passerelle. Scopri di seguito tutti i 10 momenti fashion più rilevanti del 2022.
1. Alessandro Michele lascia Gucci
Aria di cambiamenti in casa Gucci. Che, da dicembre 2022, non vanterà più la direzione creativa di Alessandro Michele. A fonti della testata WWD del 23 novembre, si sono susseguite a distanza di ore dichiarazioni ufficiali da parte della maison e del presidente del gruppo Kering, società madre di Gucci, François-Henri Pinault.
Una triste realtà per coloro che hanno rivisto nel direttore creativo odierno la stessa gloria di un periodo inimitabile come quello di Tom Ford alla direzione del marchio. Estro creativo che proietta gli opposti in una visione della bellezza libera, senza vincoli, frutto di mescolanze e contrapposizioni.
L’avvento improvviso di Alessandro Michele nel gennaio del 2015 alla direzione creativa ha permesso a Gucci di riassaporare un successo non limitato alla passerella, ma che si è tradotto, effettivamente, in numeri. Ma secondo i vertici del marchio, c’era bisogno di una crescita più spinta e di un cambiamento più radicale. Ad oggi è ancora ignoto il futuro alla direzione creativa di Gucci e quello di Alessandro Michele.
2. Bella Hadid e il fashion moment con Coperni
Bella Hadid è stata nominata dal British Fashion Awards 2022, tenutosi lo scorso 6 dicembre, Model of the Year; secondo il report annuale di Lyst è la celebrità trendsetter del 2022. Considerata una delle più grandi influencer contemporanee, la Hadid minore – sorella dell’altrettanto popolare Gigi – ha riportato in auge corsetto, pantaloni cargo, sopracciglia sottili, scaldamuscoli e pouf hair.
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E se stai mettendo in questione il suo potere mediatico, vedi alla voce spray dress by Coperni. Seminuda, Bella sale sulla pedana posizionata al centro della scena, pronta a farsi vestire grazie a un tessuto speciale che le sarà spruzzato addosso. Una performance scientifica, realizzata grazie alla collaborazione con Fabrican Itd, e condotta dal suo leader Manel Torres, inventore del brevetto Spray-on fabric, utilizzato per creare l’abito dal vivo. La soluzione le si è asciugata istantaneamente sul corpo e piano piano le si è stratifica addosso. Il tessuto così creato è stato poi tagliato e modellato, diventano un vestito e suscitando lo stupore dei presenti.
3. Le scomparse di Thierry Mugler, André Talley e Vivienne Westwood
Il primo a dirci addio è André Talley, classe 1948. A darne conferma è il suo agente letterario, David Vigliano: André Leon Talley muore il 18 gennaio all’età di 73 anni. Women’s Wear Daily, W e il New York Times sono solo alcune delle testate che hanno ospitato la sua personalità. Per non parlare della presenza eccentrica e sgargiante nei panni di Editor at Large per Vogue America, un ruolo che l’ha inglobato nella sfera personale della glaciale Anna Wintour.
La sua figura è stata rivoluzionaria: in un settore per definizione esclusivo, che solo di recente si è aperto alla diversità etnica e culturale, Talley ha scardinato antichi tabù e pregiudizi. Ha spinto molti designer a scegliere modelle di colore nei loro casting e ha usato la sua influenza per aprire le pagine di Vogue alla diversità. Gli americani lo definirebbero larger than life, più epico della vita stessa.
Soltanto qualche giorno dopo, il 24 gennaio, muore Thierry Mugler, anche lui a 73 anni. Un vero e proprio concentrato di arti. Mugler, grazie alla sua aspirazione regista, è celebrato per la messa in scena creature fantasmagoriche: sirene, ninfe, uccelli, creature marine. E nel 1991 invita a sfilare Diana Ross, prima cantante a farlo per un marchio di moda. Il couturier ha sempre pensato che la moda non bastasse a se stessa e che bisognasse mostrarla in un ambiente musicale e teatrale.
E come se non bastasse, entriamo nel 2023 ancora sofferenti dopo la scomparsa di Vivienne Westwood. La regina punk della moda è compianta da tutti i suoi colleghi designer. Anticonformista, precorritrice dei tempi, un genio ribelle emblema della cultura punk e celebrata per fashion statement controversi. A renderla amata da molti, le campagne di sensibilizzazione pubblica su temi come la battaglia contro il consumismo estremo, e per l’ambiente, contro gli effetti del cambiamento climatico.
4. Il Rinascimento di Beyoncé
A distanza di sei anni dal suo primo disco da solista, Renaissance è il settimo album in studio di Beyoncé. Un’esplosione di energia ispirata a Diana Ross, Donna Summer, alla cultura queer fatta di ballroom e voguing. Dichiarato il migliore dell’anno da Rolling Stones, Pitchfork e dal New York Times, l’album Renaissance ha connotati qualitativi rari da trovare nel panorama di oggi.
Importante la collaborazione della superstar con Tiffany & Co., citata anche nel testo di Heated, e l’apprezzamento verso le borse Telfar, definite dalla regina come Birkin contemporanee. Alla moda si affianca lo stile. Un ambito in cui Beyoncé può giocare secondo le sue stesse regole. Alla ricerca di un luogo sicuro, dove non essere giudicati, la cantante si presenta sulla cover dell’album in groppa a uno scintillante cavallo argentato, con indosso un’armatura realizzata su misura dall’artista Nusi Quero.
Stilisticamente parlando, questo nuovo capitolo della carriera di Beyoncé si presenta all’insegna dell’eccesso più inverecondo. Top scultoreo in PVC rosso di Dolce & Gabbana, abito in pizzo e piume fasciante firmato Alaïa, bustier sagomati di Schiaparelli e Mugler, copricapo velato di Christopher John Rogers, full outfit Gucci e Rick Owens. Una visione concettuale destinata a vivere nel tempo.
5. Raf Simons chiude il suo brand
Se il talento universale di Raf Simons non cesserà mai di affascinare, il brand omonimo era ormai una creatura tanto vulnerabile quanto stanca. L’intera idea alla base del brand era incanalare concettualmente il rancore della gioventù tradita di fine Novecento, dei disillusi e dei raver, elevando il concetto di ribellione adolescenziale sul piano del misticismo. Ma se nel primo decennio degli anni Duemila l’endorsement dei rapper fashionisti ha assicurato il successo del marchio, il marchio di Raf Simons stava pian piano svanendo. A favore, probabilmente, dell’eccellente operato a fianco di Miuccia Prada.
6. Lo scandalo fashion di Kim Kardashian al Met Gala
Protagonista indiscussa dello scorso Met Gala – il tema era il Gilded Glamour – è stata Kim Kardashian. L’influencer si è presentata con l’abito dorato che Marilyn Monroe indossò in occasione della festa di compleanno del presidente JFK nel 1962. Sì, proprio quello con cui intonò il celeberrimo Happy Birthday. In un’intervista per Vogue, la Kardashian ammette di aver dovuto perdere quasi otto chili per poter scivolare in un capo vintage cucito addosso alla Monroe. Una vera e propria seconda pelle, un antenato del nude dress che ha reso Kim tanto famosa.
Ma la vera controversia è nata a seguito delle fotografie circolate sui social relative allo stato dell’abito alla fine della serata al Met. Immagini che hanno scatenato reazioni furibonde per i danni irreparabili ad un vero e proprio cimelio della storia contemporanea.
7. Il ritorno di Diesel
La direzione creativa di Glenn Martens si sta rivelando per Diesel un punto di svolta senza precedenti. L’imponente sfilata alla Milano Fashion Week all’Alianz Cloud Arena, con tanto di maxi sculture gonfiabili che hanno battuto il record per le dimensioni, ha regalato design e accessori acclamati dal pubblico, soprattutto dalla GenZ. Al denim, ricamato o strappato, si affiancano fit oversize, momenti grunge e sexy.
Ma i fashion moment di punta sono l’ormai iconica belt skirt, una cintura tanto over da fare da gonna, e la 1DR, una borsa immediatamente riconoscibile che combina l’estetica Y2k alla sensualità industrial del marchio.
8. Le nuove fashion It-girl
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Viene introdotta alla cultura mainstream in seguito alla relazione con Kanye West, ma la sua popolarità nel 2022 la deve ai look. Julia Fox è una provocatrice. Esce a fare la spesa al supermercato in intimo, trench e stivale in denim; indossa all’aferparty di Vanity Fair un abito di Han Kjøbenhavn con la mano che le stringe il collo. Adora i marchi emergenti, come SEKS, Miaou, Luis De javier, Sia Arinka, LaQuan Smith. Le bleached eyebrows, trend principe del 2022, poi, la incoronano come trendsetter d’eccellenza dell’anno appena trascorso.
Dion Lee è invece il marchio preferito da Rosalía, che durante il tour più sensazionale del 2022, ci insegna ad essere Motomami. L’estetica biker contemporanea, contraddistinta da giacche in pelle, minigonne plissettate e stivali thigh-high, viene impreziosita dalle tooth gems e da un makeup estremamente essenziale. Quando il puro talento incontra l’estro più genuino.
9. Gli occhiali Swift di Balenciaga
Un momento fashion durato all’infinito. E se c’è un brand che nel 2022 ha messo in discussione il concetto di lusso per come eravamo abituati a concepirlo, una menzione d’onore va fatta senza dubbi al lavoro di Demna da Balenciaga. È il design insolito degli occhiali da sole Swift Oval che conquista i fan del Y2k, spopolando su TikTok. A fare da volto, ancora una volta, da Kim Karashian. Un’estetica post-apocalittica che segnerà anche il 2023.
10. Maximilian Davis conquista Ferragamo
16 marzo 2022: Maximilian Davis diventa il nuovo direttore creativo di Ferragamo. Un talento emergente, che avevamo già osservato da JW Anderson, Craig Green e Mowalola. E che si è rivelato la pietra angolare per il rilancio di Ferragamo. Che ha rinnovato la sua estetica, a partire dal logo. Il nome Salvatore è stato eliminato, a favore di un font meno graziato curato da Peter Saville, «di forte impatto, elegante, assertivo, in tensione tra classicismo e modernità».
Daniele Conforti