Gli Abiti da Sposa più Memorabili di Sempre
La stagione dei matrimoni è aperta. Spiagge, resort, castelli, borghi, chiese sontuose. Ma il protagonista rimane l’abito. Che si creda nell’istituzione del matrimonio o meno, lo stupore di un abito nuziale ben costruito sulla figura della sposa rimane valido. E la storia ci ha regalato ben più di semplice meraviglia: da Elizabeth Taylor a Chiara Ferragni sono svariate le silhouette da sogno con cui le dive hanno detto i propri sì. Commoventi, intrisi di passione: alla costruzione di un abito che rimarrà nella storia si aggiunge la trepidante attesa di una sposa, che esca da una carrozza o da un motore sportivo.
Ecco, quindi, i dieci abiti nuziali più belli della storia, dal Novecento a oggi.
1950: Elizabeth Taylor
Lei, diva dagli occhi viola, aveva soltanto 18 anni. Lui, Conrad “Nicky” Hilton, 23 anni. Sarà il primo di otto matrimoni, burrascoso e spinto da una fortissima carica mediatica. Ma per lei non si tratta del primo fidanzamento. La Taylor era già stata legata al campione di football americano Glenn Davis e al milionario Bill Pawley, entrambi molto più grandi. Ma nessuno dei due si adattava all’immagine che la MGM voleva costruire intorno alla sua attrice più promettente. L’obiettivo era, infatti, quello di veicolare un’immagine più innocente dell’attrice in erba, che, subito dopo il diploma al liceo, stava girando Il padre della sposa, in cui lei interpretava, appunto, la sposa.
Il fidanzamento con Conrad Hilton, prozio della fenomenale Paris, è precipitoso, seguito dal matrimonio il 6 maggio del 1950 nella Chiesa Cattolica del Buon Pastore di Beverly Hills. Un oceano di ammiratori fuori, quasi settecento invitati selezionati attentamente per occupare quanto più possibile le pagine dei rotocalchi.
L’abito da sposa di Elizabeth Taylor deve quindi riassumere l’idea di un matrimonio reale. Helen Rose, che sei anni dopo avrebbe disegnato anche l’abito nuziale di Grace Kelly, lavorò incessantemente aiutata da quindici sarte per un abito costato all’epoca 3.500 dollari. Era un grande bocciolo di raso avorio con un lunghissimo strascico, interamente decorato con perline sferiche e a seme. Raso di seta, perle e pizzo vengono colorati da dieci metri di seta tenuti fermi da un Juliet Cap, il fermacapelli che simula una tiara. Il girovita del corpetto, inizialmente da 55 cm, era stato stretto ulteriormente a 50 cm, il giorno prima, per enfatizzare la sagoma a clessidra della giovane attrice.
Oggi l’abito risiede nelle mani di un misterioso ammiratore, aggiudicato all’asta nel 2013 per 188.175 dollari.
1953: Jacqueline Lee Bouvier
Non ci stupisce che l’intramontabile eleganza di Jacqueline Lee Bouvier regnasse sovrana il giorno delle sue nozze col futuro presidente degli Stati Uniti, J.F. Kennedy, allora brillante senatore del partito democratico. Gli occhi degli ottocento invitati luccicano di fronte alla memorabile creazione in seta e tulle, con corpetto aderente, scollo bardot e ampia gonna a sbuffo ornata da cinquanta metri di balze impalpabili.
Quello indossato, però, non era il modello originale. Il destino volle che l’abito creato Anna Lowe, a pochissimi giorni dalle nozze, subisse i danni di un allagamento causato dall’esplosione di un tubo. La designer afroamericana si ritrovò, quindi, a dover lavorare giorno e notte per portare alla luce un vero e proprio capolavoro di alta sartoria. Un abito grandioso impreziosito da un girocollo di perle e un braccialetto di diamanti, con un bouquet di orchidee bianche e rosa e gardenie.
Una curiosità: l’abito fu, in realtà, scelto dal futuro suocero, non dalla sposa! Pare infatti, come riporta CNN, che alla futura signora Kennedy l’abito da sposa non piacque particolarmente all’inizio, tuttavia il desiderio di Joe Kennedy, padre di John Fitzgerald, alla fine prevalse.
1954: Audrey Hepburn
Il talento cinematografico di Audrey Hepburn era celebre in tutto il mondo, quando nel 1954 a Burgenstock, in Svizzera, sposò venticinquenne il collega attore e regista americano Mel Ferrer. Se le nozze trasudavano romanticismo d’altri tempi, è importante sottolineare come il celebre abito firmato Pierre Balmain non fu il primo realizzato per Audrey.
Nel 1952 fu, infatti, annunciato il fidanzamento con James Hanson. Fu proprio sul set di Vacanze Romane che, tra una ripresa e l’altra, l’attrice scelse di far confezionare il suo abito presso il prestigioso atelier delle Sorelle Fontana. A disegnarlo fu Zoe: una creazione in raso color avorio, con scollo a barca, lunghe maniche e bordo alla francese. Cappello fascinator e guanti in satin completavano il look. Poco prima della cerimonia, però, le nozze furono annullate.
Ti scrivo con il cuore pesante per dirti che James Hanson e io non siamo più fidanzati. Per un anno, ho pensato che sarebbe stato possibile unire le nostre carriere … È stata una decisione molto difficile, ma sono sicura che sia la cosa più sensata da fare. La mia agenda mi impegna a girare un film qui, quindi dovrò rimanere sul set e poi tornare a Hollywood. James dovrà trascorrere la maggior parte del tempo a occuparsi dei suoi affari in Inghilterra e in Canada. Sarebbe molto difficile per noi condurre una normale vita matrimoniale.
Così scrive la Hepburn ad un’amica. L’abito fu quindi acquistato da un privato durante un’asta di Sotheby’s per 12.000 euro. Sull’altare, al fianco di Mel Ferrer, comparve, quindi, l’abito di Balmain, una veste in satin tea-length con gonna da ballerina, collo alto, bottoncini, lunghe maniche a sbuffo, fiocco in vita e rose bianche fra i capelli. A seguirlo, nel 1969, il mini dress rosa pallido disegnato da Givenchy in occasione delle nozze con Andrea Dotti, medico italiano.
1956: Grace Kelly
L’incontro è sulla Croisette nel 1955, ma già il 5 gennaio del 1956 viene annunciato il fidanzamento ufficiale. La principessa di Monaco convoglierà a nozze col principe Ranieri in un abito che rispecchia appieno la moda americana del tempo, regale ma non superbo. Il capo è realizzato da una delle costumiste più importanti di Hollywood, Helen Rose, che insieme a Edith Head e Irene Sharaff segna profondamente il glamour delle dive americane. Per la sua maestria nel lavorare i tessuti più delicati, viene chiamata la “Signora dello chiffon”. Per la principessa realizza ben due capi, uno per la cerimonia civile e l’altro per quella religiosa. I modelli esaltano la sua eleganza e raffinatezza, con molta discrezione.
Per le nozze civili, l’abito non è altro che la rielaborazione di un capo indossato sul set di High Society: un vestito doppio color avorio con fiori ricamati a contrasto.
35 sarte e sei settimane furono invece impiegati per confezionare l’abito che passerà alla storia, quello delle nozze religiose. 24 metri di taffetà di seta, altrettanti di gros de longre e 270 metri di pregiato pizzo di Valenciennes compongono il modello tagliato in vita con una fascia. La gonna e il corpetto sono doppi. Spiccano le maniche di pizzo, il colletto alla coreana e i numerosi bottoncini centrali. Grace Kelly completa l’abito da sposa con il velo di tulle di seta orlato da trine, che scende dalla calotta ricamata di perline.
1969: Yoko Ono
Ciò che rende quello di Yoko uno dei dieci abiti da sposa più memorabili di sempre è la sua unicità. Yoko Ono sposa John Lennon a Gibilterra nel 1969 indossando un mini-dress bianco, calzettoni e un candido cappello in feltro. Prima di lei, soltanto Raquel Welch aveva azzardato l’abito corto!
1981: Diana Spencer
Lo stile di Lady Diana ha ispirato un’intera generazione, anche di spose. Per il suo matrimonio con il principe Carlo ha indossato un abito disegnato da Elizabeth Emmanuel, noto per i pomposi volumi degni della favola di Cenerentola. Indelebili le immagini del grande giorno, a partire dalle scarpette, l’accessorio nascosto scelte senza tacchi affinché Lady D non risultasse più alta del principe.
Era il 29 luglio del 1981 quando l’attenzione di 750 milioni di telespettatori in mondovisione e degli oltre 600 mila sudditi accorsi nelle strade londinesi si riversava verso la creazione haute couture. La mano di David ed Elizabeth Emmanuel era inconfondibile: balze, lustrini, volumi, esagerazione raffinata. Si narra che, per realizzare l’abito, la coppia si sia rinchiusa per cinque mesi con finestre chiuse e tende abbassate all’interno del proprio atelier, distruggendo a fine giornata ogni tipo di bozza o schizzo realizzato. Interessante – e assolutamente voluta – la nuance avorio per risaltare la naturale carnagione rosea di Diana. Si introduce nella creazione un taffetà leggerissimo prodotto dall’azienda storica Stephen Walters, alternato alla raffinata seta di Dorset. Fanno capolino i merletti ottocenteschi, appartenuti alla regina Mary, la nonna della regina Elisabetta II. Indimenticabili la sottogonna di 90 metri di tulle e la minuziosa lavorazione a mano nel cucire 10mila pezzi, tra micro-paillettes e perle.
A completare il rito tradizionale, un fiocco blu, colore simbolo di fedeltà, lealtà e pace, viene appuntato alla cintura e un secondo adorna la giarrettiera. Si aggiunge all’abito un portafortuna, che pochi conoscono: il duo di stilisti cucirono nella loro etichetta un minuscolo ferro di cavallo in oro gallese 18 carati e tempestato di diamanti bianchi, creato per l’occasione dal gioielliere Douglas Buchanan.
Sono 7,62 i metri di strascico che accompagnano Diana Spencer all’altare, senza farsi mancare goffi intoppi. La disattenzione dei designer, che non tennero conto delle dimensioni della Glass Coach, creò diversi problemi nell’accesso alla carrozza reale.
2011: Kate Middleton
A spuntare da una Rolls-Royce Phantom VI del 1978, affiancata dal padre, ecco Kate Middleton in una creazione di Sarah Burton, direttore creativo di Alexander McQueen.
La signorina Middleton ha scelto il marchio britannico Alexander McQueen per la bellezza del suo artigianato e il suo rispetto per la lavorazione tradizionale e la costruzione tecnica dell’abbigliamento. Desiderava che il suo vestito combinasse tradizione e modernità insieme alla visione artistica di Alexander McQueen.
Sarah Burton
Il corpetto della duchessa di Cambridge si ispira alla tradizione vittoriana della corsetteria, segno distintivo anche dello stile McQueen. Lo strascico misura “soltanto” 2 metri e 70 centimetri. L’applicazione in pizzo sulla gonna e sul corpetto dell’abito è stata realizzata a mano dalla Royal School of Needlework, che ha sede a Hampton Court Palace. Le sarte hanno usato la tecnica di lavorazione del merletto Carrickmacross, nata in Irlanda all’inizio dell’Ottocento. I fiori di pizzo sono tagliati a mano – rose, cardi, narcisi e trifogli – e aggiunti su tulle di seta avorio. Sul capo, la tiara Cartier Halo della regina.
Anche in questo caso, nel rispetto della tradizione, viene cucito un nastrino blu all’interno del vestito. Il bouquet di Kate era composto da mirto, mughetto, giacinto e dianthus barbatus. Il rametto di mirto proveniva dalla stessa pianta usata nel bouquet da sposa della regina Elisabetta nel 1947, specifica il palazzo.
2011: Kate Moss
Nonostante lo sposo fosse il frontman dei The Kills Jamie Hince, niente sesso, droga e rock ‘n roll per il matrimonio di Kate Moss. Viene scelta, anzi, una tunica anni Venti, disegnata dall’amico della celebrity John Galliano. Il designer segue alla lettera le istruzioni della supermodella di fama mondiale, alternando ricami e disegni dorati a trasparenze e polvere di stelle. Il risultato? Una figura eterea, celestiale, coronata da un velo a cuffietta fissato con due fiori laterali.
2014: Kim Kardashian
Il matrimonio fra Kim Kardashian e Kanye West è stato, senza dubbio, quello che maggiormente ha coinvolto i social media. Nonostante l’amicizia con diversi direttori creativi delle più celebri maison, da Alber Elbaz di Lanvin a Olivier Rousteign di Balmain, al Forte Belvedere, Firenze, nel maggio del 2014, la super-influencer ha scelto Givenchy. Un abito a sirena che, come previsto, risaltava le pericolose curve di Kim K. Schiena scoperta, pizzi e merletti, senza scollature eccessive, raffinato e sensuale.
2018: Chiara Ferragni
A terminare la classifica è il nostro tesoro nazionale. Davanti a 160 ospiti a Noto, in Sicilia, Chiara Ferragni sposa Fedez in Dior Haute Couture. Per il suo grande giorno, la Ferragni vuole celebrare la donna scegliendo, in tutto e per tutto, case di moda capitanate, appunto, da donne. Da Alberta Ferretti per le damigelle, a Prada per il party di benvenuto a Palazzo Nicolaci, fino a Dior di Mariagrazia Chiuri.
L’abito della cerimonia, firmato Dior, si ispira alla tradizione che accomuna le due donne: per lavorarlo sono state impiegate più di 1600 ore di lavoro e 400 metri di tessuto. La simbologia del vestito si rifà agli abiti eterei della collezione Primavera/Estate 2018 della maison. Attenzione particolare ai ricami, che riportano alcune parole delle canzoni di Fedez e un leoncino in omaggio al figlio della coppia. La data delle nozze è ricamata sulle spalline.
Daniele Conforti