Siete pronti per il ritorno della Downtown di Saint Laurent?
Sono pochi, essenziali, gli elementi che definiscono le borse simbolo dei primi anni Duemila. La texture lavorata della pelle morbida, la silhouette poco strutturata, la misura XXL e i dettagli prestati dall’estetica tipica del motociclista. Proprio in quegli anni, la Downtown di Yves Saint Laurent nasceva, insieme alla Muse, come la prima it-bag del marchio.
La storia della Downtown di Saint Laurent
I primi anni del duemila rappresentano, per il brand, un momento critico. Alla direzione creativa della linea prêt-à-porter troviamo Tom Ford, ingresso fortemente voluto dal gruppo Gucci, che nel 1999 rileva il marchio Yves Saint Laurent. Il fondatore si limita invece all’alta moda fino al 2002, quando le sue precarie condizioni di salute, dalla depressione alle continue critiche per il proprio lavoro, lo obbligano a ritirarsi dalle scene.
Il marchio continuerà a sopravvivere grazie al gruppo Gucci, che affida le linee ready-to-wear a Stefano Pilati a partire dal 2004. Con lui, il marchio godrà di una ritrovata impronta decisamente più vicina alla moda tradizionale francese, di cui, dopotutto, Yves Saint Laurent è tra le massime espressioni.
Prima di essere sostituito da Hedi Slimane, nel 2012, Pilati introduce capi e accessori di culto che ancora oggi riecheggiano nei valori e nei codici estetici del brand. Primo fra tutti lo smoking, reinterpretato rispetto al tradizionale della maison, la sahariana e, soprattutto, una linea di accessori. Il suo sangue italiano, dopotutto, fa sì che anche un marchio tanto francesi si avvicini alla pelletteria, abbracciando per la prima volta elementi che diventeranno imprescindibili per l’estetica – e l’economia – di YSL. Tra questi, la Envelope Bag, la Cabas Chyc e, soprattutto, la Downtown.
È grazie a questo primo modello di borsa che Yves Saint Laurent raggiungerà brand come Louis Vuitton, Fendi e Chanel in termini di pelletteria e accessori cult. La Downtown Tote si presenta sul mercato verso la fine del 2006, poco dopo la Muse. Diventa subito la scelta obbligata delle it-girl del tempo, da Kate Moss a Hilary Duff. Ogni stagione, poi, la Downtown assumerà aspetti diversi: dallo scamosciato alla pelle verniciata, fino al metallizzato o alla stampa coccodrillo.
Il revival della Downtown
Ciò che, ancora oggi, la contraddistingue è l’iconica forma trapezoidale, garante di estrema capienza e versatilità. Perché, ricordiamocelo, i primi anni Duemila sono quelli in cui la borsa doveva servire – per motivi ancora inspiegabili – dalla mattina all’ormai vintage happy hour.
Con l’avanzare del nuovo decennio, fino ad oggi, la Downtown di Yves Saint Laurent perde di popolarità. Le necessità cambiano, così come le tendenze estetiche. Sembra quasi che il suo allure sia stato incapace di evolversi col tempo. Forse proprio perché tanto radicato in un periodo storico fortemente contraddistinto da tendenze ed estetiche lontane dal concetto di moda attuale, in cui formale, sportswear e quotidianità si fondevano in abbinamenti e scelte del tutto discutibili. Forse perché minimalismo e funzionalità, con l’avanzare degli anni, cedono il passo a massimalismo ed estetismo, pescati soprattutto da reinterpretazioni storiche di it-bag piccole e dalla forma hobo, dall’iconica di Prada alla Jackie, fino a esemplari moderni come la Swipe Bag di Coperni.
Il Saint Laurent di oggi, tuttavia, sa che è il momento giusto per riavvicinarsi a una moda più pragmatica ed essenziale. E, con uno sguardo rivolto alla tendenza delle maxi bag, fa un salto nel passato, riportando in auge la Downtwon. In una nuova versione, elaborata da Anthony Vaccarello per l’Autunno/Inverno 2023-2024.
Ritroviamo le linee classiche, con una visione decisamente più classica e maschile. Il corpo della borsa si fa più attuale, longilineo, senza perdere la doppia zip e le fibbie in hardware. Ad oggi, Saint Laurent la propone in pelle d’agnello e la inserisce tra gli accessori uomo a un prezzo di 2.190 euro.
Daniele Conforti