Cosa succederà alla Birkin dopo la scomparsa di Jane Birkin
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Cosa succederà alla Birkin dopo la scomparsa di Jane Birkin

Cosa succederà alla Birkin dopo la scomparsa di Jane Birkin

16 luglio 2023: Jane Birkin, all’età di 76 anni, viene trovata morta nella sua casa di Parigi. Il mondo è in lacrime: ci lascia una delle fautrici della moda contemporanea, omonima della borsa più famosa di sempre. Ma non è soltanto il suo nome a sopravvivere i limiti umani: oggi più che mai è il suo spirito attivista, la sua impronta indelebile nella cronologia dello stile, a cambiare le regole, ancora una volta.

Cosa succederà alla Birkin di Hermès dopo la scomparsa di Jane Birkin

È la più costosa, la borsa per eccellenza. Una it-bag dalle mille sfaccettature: dimensioni, colori, pellami. Sono proprio questi ultimi ad attirare l’attenzione degli attivisti per i diritti degli animali. Alla luce della scomparsa dell’attrice e cantante Jane Birkin, PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) coglie l’occasione per ribadire il suo appello a Hermès affinché vengano ritirate le Birkin realizzate in pelle di coccodrillo.

Jane Birkin: l’attivismo contro le pelli esotiche

Jane Birkin firma, nel 2015, la petizione Mercy for Animals lanciata da Joaquin Phoenix in segno di protesta contro il maltrattamento degli animali. Sarà poi la stessa Jane a scrivere una lettera alla maison francese, nel 2015, chiedendo che il proprio nome fosse rimosso dalla versione in coccodrillo dell’iconico modello, nato da un incontro fortuito con Louis Dumas, allora designer della maison Hermès, sul volo Parigi-Londra nel 1983 (clicca qui per scoprire di più sulla storia della Birkin).

È proprio in questa lettera che Jane esprime le sue preoccupazioni sul trattamento crudele riservato a coccodrilli e alligatori per la produzione di borse a lei dedicate. Ne viene a conoscenza attraverso un documentario, che mostrava l’angosciante maltrattamento dei coccodrilli in un allevamento. Questa la dichiarazione di Jane Birkin:

Dopo essere venuta a conoscenza delle pratiche crudeli riservate ai coccodrilli durante la loro uccisione per la produzione delle borse Hermès che portano il mio nome, come firmataria delle petizioni di Joaquin Phoenix Mercy for Animals che protestano contro tutti i cattivi trattamenti degli animali, ho chiesto alla Maison Hermès di cambiare il nome della Birkin Croco fino a quando non saranno messe in atto le migliori pratiche rispondenti alle norme internazionali per la fabbricazione della borsa.

Due mesi più tardi arriva la risposta della casa di moda, che dichiara di aver raggiunto un accordo con Birkin per continuare a utilizzare il suo nome su tutte le versioni della borsa, incluso il coccodrillo. Promette, inoltre, di indagare e fare luce sulle pratiche messe in atto in una fabbrica del Texas, definita un caso isolato. Aggiungerà Hermès:

Jane Birkin ha espresso le sue preoccupazioni per quanto riguarda le pratiche per la macellazione dei coccodrilli. I suoi commenti non influenzano in alcun modo l’amicizia e la fiducia che abbiamo condiviso per molti anni. Hermès rispetta e condivide le sue emozioni ed è rimasta scioccata anche dalle immagini recentemente trasmesse.

Questo, tuttavia, non fu sufficiente per placare lo spirito attivista dell’attrice anglo-francese. È proprio le a devolvere i diritti d’autore ricevuti da Hermès – parliamo di 40.000 dollari all’anno – a varie cause di beneficienza.

PETA contro Hermès

Oggi, l’associazione PETA si prefigge di rispettare le volontà di Jane Birkin, chiedendo a Hermès che si impegni in un accordo aziendale più ampio contro l’uso di pelli esotiche.

Hermès continuerà a tornare al passato, trattando questi magnifici e intelligentissimi animali esotici come nient’altro che un ‘tessuto’ vivente e respirante, o abbraccerà un cambiamento positivo e vi impegnerete a continuare l’eredità della signora Birkin in un modo che rispetti il mondo naturale e tutti coloro che vivono in esso utilizzando i migliori materiali cruelty-free per creare una Birkin moderna e altri accessori?

Ingrid Newkirk, fondatrice di PETA

La maison francese è nell’occhio del ciclone, in una posizione particolarmente scomoda. Sono molti i marchi del lusso ad aver già da anni vietato le pelli esotiche nelle proprie collezioni, da Burberry a Chanel, fino a Stella McCartney. Anche Celine, pur continuando ad impiegare pelli esotiche in alcuni delle creazioni proposte, fornisce una serie di certificati sull’allevamento etico degli animali nel caso delle sue borse custom-made.

È arrivato anche per Hermès il momento di allinearsi alla crescente domanda di una moda etica e sostenibile per dare un esempio al resto dell’industria?

Daniele Conforti