Christian Dior: Guida all’Autenticazione delle Borse
Distinguere l’autentico dal fake può essere un’impresa. Miti, pareri, presunzioni del tutto infondate: fra le tecniche di autenticazione di borse, scarpe e accessori firmati ne troviamo delle più disparate. E, purtroppo, le singole maison non rilasciano – e mai lo faranno – abecedari dedicati per facilitare l’opera del consumatore finale. Questo, chiaramente, per non spifferare i propri segreti ad attività illegittime di produzione e vendita di accessori non originali.
Tuttavia, con la veemente presa di piede del second-hand, si rivela inevitabile improvvisarsi esperti. Se poi si tratta di marchi del calibro di Christian Dior, la posta in gioco è decisamente più alta.
Ecco, quindi, una guida precisa e rapida direttamente da un occhio allenato per autenticare, grazie a una manciata di dettagli, le borse firmate Dior – un occhio che di borse fake ben fatte ne ha viste parecchie.
In generale, è fondamentale sapere che ogni borsa di Christian Dior riporta al suo interno un’etichetta, un lembo di pelle rettangolare ad angoli arrotondati. Prima degli anni Novanta, essi erano rifiniti con una cucitura nella parte superiore, mentre le borse più recenti sono caratterizzate da una cucitura lungo l’intero bordo. A seconda del modello, la linguetta in pelle riporterà Christian Dior PARIS, accompagnato da MADE IN ITALY o MADE IN SPAIN, sempre in lettere maiuscole. Attenzione all’eccezione: in alcune borse la dicitura “Made In” si trova sul retro dell’etichetta, sopra il data code – di cui parleremo in seguito. Chiaramente, vista l’alta qualità del marchio che stiamo trattando, la scritta deve essere nitida, chiara, senza sbavature, e posizionata perfettamente al centro. Il colore? Oro, argento o stampigliata ton-sur-ton.
La data relativa all’inizio dell’impiego di data code da parte di Christian Dior è ancora incerta. I primi esemplari di Dior con data code sembrano risalire al 1997, anche se per la Lady D esso viene introdotto nel 1994. È importante quindi riconoscere – o ricordarsi – la data di produzione o acquisto del proprio accessorio. L’assenza di data code non consta, quindi, la non originalità della borsa.
L’ordine alfanumerico del codice si compone solitamente di:
- 2 numeri;
- 2 lettere;
- 4 numeri.
Troviamo negli esemplari più vintage anche il seguente ordine:
- 2 lettere;
- 4 numeri.
Proprio come per i data code di Louis Vuitton, anche quelli di Christian Dior riportano, al loro interno, data, anno e luogo di produzione. Le ultime quattro cifre indicano mese e anno in cui la borsa è stata realizzata, il secondo e il quarto numero indicano, invece, l’anno. Nell’esempio soprastante, la borsa è stata prodotta il terzo mese (marzo) dell’anno 2013. Prendiamo, invece, come esempio il codice 28-RU-4567: in questo caso, risulta impossibile che il modello sia stato prodotto il 46° mese del 1957 – si tratta senza dubbio di un fake!
Chiaramente, in certi casi l’autenticazione di un pezzo firmato Dior non prescinde dalla propria esperienza. Prendiamo come esempio la Book Tote. La versione fake sopra riportata presenta diversi elementi che palesano la non originalità della borsa: motivo monogram non definito, ricami e impunture di bassa qualità, loghi poco delineati.
Come autenticare una Lady D di Dior
La punta di diamante del marchio, quanto si parla di accessori, è però la Lady D. Disegnata da monsieur Dior nel 1994, la borsa in pelle con motivo Cannage venne inizialmente battezzata Chouchou. A quanto pare, riproduceva la lavorazione di una sua comodissima poltrona. Fu nel 1995 che Lady Diana la ricevette in regalo da parte della première dame di Francia, Bernadette Chirac. Un dono che cambiò il destino della borsa, trasformandola in un modello che ha segnato la storia della moda. Lady Diana indossò per la prima volta la borsa il 25 settembre 1995 per la serata di inaugurazione della mostra dedicata a Cézanne, presso il Grand Palais di Parigi. Fu amore a prima vista. Se nei primi anni Novanta spopolavano zainetti, marsupi e borse a tracolla, la Lady Dior si seppe distinguere con il suo corpo compatto e a scrigno squadrato. Ma anche per i suoi manici arrotondati ad archetto e, infine, per i charm che riproducono la scritta “Dior”. Come l’avrebbe definita Christian Dior, è “un oggetto d’arte, per il suo carattere unico”.
Il suo status non intimidisce, però, repliche non autentiche. Repliche spesso difficili da individuare. Ecco, quindi, qualche piccolo trucco per scoprire se una Lady D è autentica o fake.
Ancor prima di prendere in considerazione font e lettering, è importante prestare attenzione alle cuciture che caratterizzano la linguetta interna con logo e data code. Possiamo osservare come nella versione originale, esse risultino più marcate, mentre nella versione contraffatta più sottili. Notiamo, inoltre, come sia il logo che la scritta PARIS risultino leggermente più grandi nella versione non originale.
L’importanza di una guida come questa si manifesta nell’analisi di dettagli tanto minuziosi. Vediamo nell’immagine comparativa come, a differenza di quanto si possa immaginare, la Lady D falsa sia caratterizzata da un’impuntura delle cuciture molto più profonda. La borsa originale, infatti, riporta cuciture molto meno pronunciate. Vale lo stesso per la lucentezza della pelle esterna: la superficie esterna della Lady D autentica è leggermente più opaca rispetto alla sua replica non originale.
Per questo passaggio è necessario svuotare completamente la borsa. Così come riportato nella fotografia soprastante, la facciata laterale della Lady D falsa è più spessa, voluminosa e massiccia.
Anche analizzando il manico è possibile ricavare preziose informazioni riguardanti l’autenticità della Lady D. Il modello falso, infatti, possiede cuciture più spesse e corte, mentre quello originale è caratterizzato da cuciture sottili e longilinee. Sempre per quanto concerne il manico, avrete sentito parlare del classico metodo dei manici: se la borsa è autentica, essi non cadono sui lati – cosa che succede in caso di non originalità.
Un ulteriore dettaglio utile all’autenticazione della Lady D è la sigla CD presente sul moschettone della tracolla. Osserviamo come nella versione fake, l’incisione su di esso sia meno marcata e più superficiale. Non è lo stesso per i dettagli della metalleria in corrispondenza del manico. Nella versione originale, la scritta CD è più sottile rispetto al fake – basti pensare alla finezza e alla precisione dell’operazione di incisione.
Se il modello in questione è dotato di una catenella, è importante verificare il colore del metallo che la compone. Sebbene siano entrambe dorate, la catenella della Lady D originale ha un effetto dorato più vigoroso, leggermente più scuro, rispetto a quella falsa.
Daniele Conforti