Bottega Veneta svela la Campagna per l’Inverno 2022
La nuova campagna di Bottega Veneta per la collezione Fall/Winter 2022 è un tributo all’artigianalità. Protagoniste sono le creazioni del debuttante Matthieu Blazy, nuovo direttore creativo che segna la sua ascesa con la sfilata a piazza San Fedele. A muoversi fra composizioni minimal e rigorose e divertissement sperimentali è l’iconico intreccio della pelle, declinato sia nelle borse che nelle calzature – prelibato lo stivale oversize color verde scuro, la vera star della campagna. Il lusso si fa pragmatico.
Tra i volti, Mariacarla Boscono, Sanggun Lee, Awar Odhiang e Anok Yai. Uno sforzo comune, che ha coinvolto diversi fotografi, esordienti e veterani del settore. Per loro, comunque, si tratta della prima campagna di moda. Dietro gli obiettivi, Malick Bodian, Solène Sahmaran Gün, Francois Halard, Sander Muylaert, Louis e Maria Thornfeldt. Anche le location sono disparate: da Palazzo San Fedele, che ospiterà la nuova sede della maison, fino all’Horst Festival in Belgio.
Bottega Veneta è stata creata da un collettivo di artigiani. Questa è la sua storia ed è così che vogliamo approcciarci alla campagna, insieme e con più punti di vista.
Matthieu Blazy
Quarantuno scatti che oscillano fra l’essenziale e l’eccentrico, rispecchiando appieno la collezione. Catturando l’idea di artigianato del direttore creativo. La sua visione è eclettica, assorbita durante l’infanzia frequentando case d’asta e sviluppata a fianco di Raf Simons. Una creatività del tutto materica che infonde ad abiti e accessori un aspetto architettonico. Senza forzature. La campagna di riporta alla memoria la radicalità del look d’apertura: una canottiera bianca, jeans blu dal taglio rilassato – realizzati in realtà con la pelle –, scarpe nere con tacco 12 e Kalimero bag a tracolla in tonalità barolo.
Le immagini veicolano quindi alla perfezione l’obiettivo di Blazy: la sua missione è quella di comunicare cos’è Bottega. Cos’è l’artigianato e che posto occupa nella tradizione del brand. Come tradurlo nel linguaggio moderno. Non si parla di forma, né di immagine, ma dell’identità della maison.
Daniele Conforti