La moda second-hand è in crescita anche nel 2024
Nell’universo della moda, il fascino per la moda second-hand ha trascritto una narrazione di sostenibilità e unicità che ha saputo conquistare il cuore di un pubblico sempre più vasto. Un tempo considerata una semplice tendenza effimera, la moda second-hand ha dimostrato di essere un fenomeno duraturo, con un impatto culturale e ambientale significativo. Vintage, seconda mano o pre-owned: qualunque sia il termine di preferenza, questo segmento del mercato della moda è testimone di una crescita esponenziale, spinta da una nuova consapevolezza dei consumatori e da una crescente disponibilità di piattaforme dedicate.
Moda second-hand: il report di ThredUp
La trasformazione della moda second-hand in una componente centrale del mondo fashion è sottolineata dai dati del Resale Report annuale di ThredUp, che anticipa una crescita del mercato tre volte superiore a quella dell’abbigliamento globale. Con un incremento del 18% nelle vendite nel solo 2023, si prevede che entro il 2025, il 10% dell’intero mercato dell’abbigliamento deriverà dalla moda di seconda mano. Questa proiezione evidenzia non solo l’appetito crescente per il fashion sostenibile ma anche la sfida lanciata ai giganti del fast fashion.
Due fattori principali alimentano questa crescita: l’aspetto economico e la sostenibilità. Con il 55% dei consumatori pronti a investire maggiormente in abbigliamento usato in assenza di miglioramenti economici, è chiaro che il fattore finanziario gioca un ruolo cruciale. Allo stesso tempo, la consapevolezza ambientale guida il 59% dei consumatori a ponderare attentamente ogni acquisto, privilegiando capi con un vero valore intrinseco e contribuendo alla riduzione degli acquisti impulsivi.
L’abbraccio collettivo verso l’economia circolare è palpabile: piattaforme come Vinted, Depop e, tra le tante, il nostro portale di Aste Luxury Live 1000Lands hanno facilitato il decluttering sostenibile per il 25% dei consumatori globali. Questo ciclo virtuoso non solo promuove una moda più etica ma sostiene anche le finanze personali, con il 41% dei venditori che utilizza i proventi per coprire spese essenziali.
L’entusiasmo per il second hand ha anche catalizzato l’interesse dei brand, con il 74% di essi che considera l’integrazione di sistemi di resale nei propri piani aziendali. L’anno 2023 ha visto colossi come H&M e J.Crew aderire a questa tendenza, spinti dalla crescente domanda di prodotti sostenibili e dalla volontà dei consumatori di investire in capi con una storia.
Le prospettive di crescita per la moda second-hand
Mentre il mercato della moda second-hand si prepara a raggiungere i $73 miliardi entro il 2028, l’abbigliamento e gli accessori di seconda mano si posizionano come un pilastro fondamentale per un futuro fashion più sostenibile. La vendita online di moda second-hand, in particolare, si prevede che raddoppierà nei prossimi cinque anni, raggiungendo i $40 miliardi e sottolineando un cambiamento radicale nei comportamenti d’acquisto dei consumatori.
Nel 2023, dopotutto, la decisione di acquistare abbigliamento di seconda mano è diventata una dichiarazione di principi per molti. Il 60% dei consumatori riconosce il miglior rapporto qualità/prezzo offerto dal second-hand, una percentuale che riflette una consapevolezza economica ma anche una crescente attenzione verso la sostenibilità. Questo cambiamento di paradigma segnala una transizione da un consumismo impulsivo a uno più riflessivo e responsabile, dove ogni capo ha una storia da raccontare e un impatto da considerare.
L’impatto dell’azione governativa sulla moda second-hand
Nonostante l’entusiasmo e l’impegno dimostrati da consumatori e brand, tuttavia, permangono ostacoli significativi sulla strada verso una moda veramente sostenibile. Il 65% dei dipendenti del settore e il 43% dei consumatori ritengono che i governi non stiano facendo abbastanza per ridurre l’impatto ambientale dell’abbigliamento. Questa percezione evidenzia la necessità di un’azione normativa più forte che possa supportare e promuovere le pratiche sostenibili nel settore della moda.
Mentre celebriamo questo progresso, riconosciamo anche il ruolo importante che il governo può svolgere nell’accelerare la transizione verso un futuro più sostenibile per la moda. Giunto alla sua dodicesima edizione, il Resale Report mostra alcuni promettenti segnali di come potrebbe essere il futuro con un maggiore supporto. Fino a quando la moda non sarà più uno dei settori più dannosi dell’economia globale, continueremo a chiedere al governo di contribuire a promuovere il cambiamento dei comportamenti nella moda.
James Reinhart, CEO di ThredUp
La moda second-hand è soltanto un trend?
La moda second-hand non è solo una tendenza. È invece una componente fondamentale di un futuro fashion più sostenibile e inclusivo. Le generazioni future, in particolare la Gen Z e i Millennials, stanno già dimostrando una preferenza per i capi con un passato, valutando non solo l’estetica ma anche l’impatto ambientale e sociale del loro abbigliamento. In questo contesto, la moda second-hand offre un’alternativa etica e sostenibile che può soddisfare questa domanda crescente.
Con oltre la metà dei consumatori che l’anno scorso hanno acquistato capi di abbigliamento di seconda mano, è evidente che la rivendita è ormai saldamente radicata nel panorama della moda. L’acquisto di seconda mano trascende le generazioni e il ruolo della rivendita cambia nel corso della vita dei consumatori.
Gli acquirenti più giovani si rivolgono all’usato per esprimere se stessi e creare il proprio stile personale; i genitori si affidano all’usato per vestire la famiglia in modo economico ed ecologico; le generazioni più anziane si rivolgono all’usato per accaparrarsi marchi di fascia alta a prezzi accessibili e per il brivido della caccia.
La flessibilità del secondhand nel soddisfare esigenze così diverse è una delle ragioni principali per cui è diventato così popolare e ha una traiettoria di crescita così promettente.
Neil Saunders, direttore generale di GlobalData
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Daniele Conforti