Maison Margiela Artisanal Haute Couture
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Maison Margiela Artisanal Haute Couture

Couture is back: l’arte di Galliano per Maison Margiela Artisanal

Sotto al ponte Alessandro III, scolpito dalla luce della prima luna piena del 2024, il direttore creativo di Maison Margiela Artisanal, John Galliano, mette in scena una delle massime espressioni artistiche di haute couture viste nell’ultimo decennio.

Maison Margiela Artisanal è la risposta, esasperatamente attesa, alla sterilità evocativa delle ultime stagioni haute couture della moda parigina. L’abbondanza dopo una siccità creativa in cui i sogni deperivano per mancanza di ossigeno, consumato dai basici elevati stanchi e patologicamente realistici.

Sembra quasi un corteo funebre: John Galliano plasma una pesante atmosfera sensuale e al contempo grottesca, dove figure perse e barcollanti abitano esanime le vie nebbiose illuminate da lampade a gas. Il surrealismo di Maison Margiela Artisanal viene in realtà sferzato da composizioni virtuose fatte di pizzi, perle, tulle, dinamismo sartoriale.

 

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Parigi è una delle capitali mondiali della moda e l’haute couture ne è la sua massima espressione. Siamo molto orgogliosi di essere stati presenti a questa settimana dedicata all’alta moda con due brand Viktor&Rolf e Maison Margiela.

I nostri brand e i nostri direttori creativi possono contare su una filiera unica, che produce l’80% dei prodotti di lusso a livello globale, su cui stiamo investendo e scommettendo perché siamo convinti che possa essere il cavallo di battaglia per competere con i grandi gruppi della moda e del lusso.

Renzo Rosso, presidente e fondatore del Gruppo Otb, di cui fa parte Maison Margiela fa parte

Maison Margiela Artisanal: le reference culturali

I riferimenti artistici e culturali sembrano non finire mai. Si rifanno in primis all’esperienza di vita del couturier Galliano, che rispolvera la magia dei suoi teatrali anni Novanta. Leggiamo poi la curiosità nei confronti della ritrattistica voyeuristica del fotografo ungherese Brassaï, l’interpolazione della tecnica pittorica fauvista ad acquerelli del franco-olandese Kees Van Dongen. C’è poi il gusto vittoriano, che ricorda le figure Westwoodiane, con le spalle esasperate da corsetti strettissimi, anche sull’uomo.

E poi ancora, l’andatura del reietto, le Giunoni, le ninfe, gli abiti Belle Epoque di organza completamente trasparente. Galliano utilizza il nudo surrealistico, quasi da laboratorio, per agganciarsi alla bambola di porcellana, da proteggere ma libere carnefici della propria ingenuità. Macabre, che fanno ritorno per concludere la sfilata tra fantasie a righe e nuance polverose, che culminano nel look bianco latte indossato dall’attrice Gwendoline Christie.

Il beauty look è affidato a Pat McGrath e si rivela ultraterreno, con volti che sembrano bagnati, unti, plastica sciolta. Tornano le inquietanti bambole di porcellana, con acconciature scarmigliate e cappellini drammatici.

Maison Margiela Artisanal: i tecnicismi virtuosi di Galliano

Uno show che è vera couture, con i valori più alti della tradizione dell’alta moda. Negli ultimi tempi, purtroppo, ho visto grossi marchi industrializzare la couture. Al contrario Maison Margiela è rimasto puro, un brand capace di portare in passerella vere opere d’arte da cui prendere spunto per realizzare le collezioni.

Con questa sfilata il genio creativo Galliano ha segnato un momento storico per il settore ed elevato ancora una volta Maison Margiela grazie al suo tocco raro e alla sua capacità di trovare la combinazione perfetta tra silhouette straordinarie, trattamenti innovativi dei materiali, modernità e tecnologia.

Ha saputo ricreare qualcosa che manca da molto nel mondo della moda, ovvero il sogno. Il pubblico ha accolto questo spettacolo con entusiasmo e lacrime, tanto che non voleva più lasciare la location.

Renzo Rosso, presidente e fondatore del Gruppo Otb, di cui fa parte Maison Margiela fa parte

I tormentati astrattismi di Galliano per la collezione Maison Margiela Artisanal vengono concretizzati in un tripudio di materiali e texture ricercatissimi. Troviamo abiti in organza trasparenti, le calzamaglie, la fusione tra organza di seta, crine e feltro, il tweed dalle trame sofisticate, la crêpe di lana, i drappeggi di latex, dettagli in georgette, chiffon, velluto e satin. E poi ancora corsetti, cinture, intrecci di petali, godet, rosette e ruches.

Si susseguono, poi, di espedienti tecnici estremamente innovativi, come il miletrage, una volta di millefoglie di organza e dentro sotto un crêpe di lana stampata con un trompe l’oeil della trama di un classico abito maschile, o la tecnica del rétrécirage, per cui la maison ha lavorato per 12 mesi. Troviamo poi la seamlace, per quei capi costruiti con frammenti incrostati di pizzo. E, come se non bastasse, la collaborazione con Christian Loubotin, per sei pezzi che fondono alla perfezione l’iconografia delle calzature delle due case di moda. Le Tabi con la suola laccata rossa: meglio di così non si può.

Daniele Conforti