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Jacquemus sfila con Le Raphia per la Primavera 2023

Jacquemus fa piovere rafia. Se fino ad ora l’intento di Simon Porte Jacquemus è stato quello di raccontare se stesso, oggi semina il décalage speculativo della sua estetica. Le Raphia è un sintomo, una proiezione, uno zampillo che si palesa agli occhi del fashion system. Racconta del successo di uno dei brand più hot degli ultimi anni. Che ha per altro generato 200 milioni di euro in entrate soltanto quest’anno. Che ha aperto il suo primo retail store sull’iconica Avenue Montaigne di Parigi. Che ha assunto il suo primo amministratore delegato esterno. E ha posto degli obiettivi serissimi: arrivare a 500 milioni di euro di vendite entro il 2025.

 

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Ma il carismatico founder dimostra di non prendersi troppo sul serio. Precedentemente allo show ready-to-wear Spring 2023, Jacquemus spiazza i suoi numerosi follower su Instagram. «Dear all, the show of tomorrow will be my last one… of the year» (carissimi, lo show di domani sarà l’ultimo… dell’anno), scrive, mettendo a tacere i rumors che lo vedrebbero tra i candidati a prendere le redini di Gucci dopo l’uscita di scena di Alessandro Michele.
Un sentimento bonario, quindi, quello che accende la passerella del Parc d’Expositions di Le Bourget, appena fuori Parigi. In pieno contrasto con le vicende che preoccupano la moda internazionale.

È proprio la rafia a fare da protagonista. Pastorale e al contempo onirica. Scolpisce bustier e giacche, movimenta capispalla, si fa ricamo sul denim. È, dopotutto, una fibra vegetale che ricorda le vene terrose, arse ma fertili del sud della Francia. Che riesce, tuttavia, ad incanalare l’identità di Jacquemus: da una parte il carattere provenzale, il cui sole tinge il cappello dai volumi ludici – come se un gaucho venisse dipinto da Monet –, dall’altro il mondo parigino, intessuto di eleganza couture, che caratterizza la prima uscita, un abito-giacca nero dai profili asimmetrici.

L’intensità delle note della Sonata No.2 della pianista Reine Gianoli fa scivolare i dettagli cut out, le importanti e geometriche scollature, i drappeggi morbidi che si diluiscono in design dal taglio lineare e quasi indeformabile. Grandi classici del mondo Jacquemus che incontrano la rafia nelle bordure delle maniche, delle gonne o delle camicie. La fibra naturale si fa addirittura plumage. Un forte carattere ironico si riscontra in un look maschile total denim ricoperto da un harness di rafia a fasciare il busto oltre che nei colletti dai baveri, quasi infiniti, ispirati dal solino dei marinai.

 

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Su una palette variegata che introduce caldi bianchi burrosi a tonalità più accese, si stagliano secchielli bucolici da picnic con manic di pelle à la Jeanne Damas e Bambinou miniaturizzate. Seguono eteree pochette di seta. Rafia anche per i gioielli, come i romanticissimi maxi orecchini a forma di girasole.

Sulla passerella, Irina Shayk indossa una bralette color burro e una gonna in tor sur ton con rfia in applique. Chiude invece lo show l’italiana Vittoria Ceretti, in un succinto abito destrutturato color nero che non lascia spazio all’immaginazione.
Non mancano star e guest d’eccezione, amici del designer. Da Pamela Anderson in total white, un omaggio alla mise dei VMA del 1999 della designer Ivy Supersonic, fino a Mahmood, Manu Rios, Vincent Cassel e Tina Kunakey.

Daniele Conforti