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Paris Fashion Week: Balenciaga Scende in Campo contro le Etichette

Una storia di coraggio, individualismo, pregiudizi, arte. Demna Gvasalia rende ancora una volta Balenciaga la protagonista della Paris Fashion Week. The Mud Show ha luogo in un campo di fango e pozzanghere, un simbolo dello scavare alla ricerca per la verità e del desiderio di rimanere con i piedi per terra. La moda non è più un sogno, ma si concretizza attraverso lo spasmodico gesto blasfemo di inzuppare una scarpa nel fango.

A precedere lo show, un invito altrettanto peculiare. Un portafogli vissuto, pieno di documenti, contanti e monete fittizi. Cosa fareste dopo aver trovato un portafogli smarrito? È la provocazione che ha voluto lanciare Demna agli invitati alla sfilata Primavera/Estate 2023. Un “gioco” di Balenciaga si è spinto oltre: sui profili social è apparso un appello a “restituire” il portafogli perduto.

Prosegue sulla passerella la narrativa post apocalittica originata dalla scorsa collezione ready-to-wear Fall/Winter. Ora, però, incalzano i rintocchi della traccia techno, cacofonica e tetra. Ad aprire lo show, il debuttante Kanye West. Fra il rapper e Demna, il rapporto di collaborazione – e innegabile ammirazione – ha origini ben più lontane, sfociate anche nelle collezioni Yeezy x GAP engineered by Balenciaga. La giacca oversize con decine di tasche, la scritta Security e i biker pants di pelle del look di apertura ci riportano immediatamente all’immaginario della guerra. Un campo di battaglia verosimile: ora la sfida è quella personale. Avere il fegato di difendere la propria identità. Alzarsi e recuperare il proprio io autentico. Una battaglia contro alle etichette, contro ai limiti tanto amati dalla moda.

E così, ad esprimere un’identità esule da monotone convenzioni sociali, i capi si fanno completamente genderless. Le norme di genere vengono superate: ballerine, corsetti, intimo logato, maglie in mesh trasparente. Ma i riferimenti sono tra i più disparati. Un richiamo a Supreme, con la T-shirt box logo in versione Balenciaga, l’omaggio al fratello, Guram Gvasalia, e alla borsa orsacchiotto di Vetements, l’atmosfera berlinese dei primi anni Duemila e la sua scena techno.
Nascono in questa istanza accessori sentinella, essenziali a decifrare i codici rinnovati della maison. Demna Gvasalia manda in passerella borse da indossare infilando il braccio in una sorta di guanto, zoccoli in legno come quelli tradizionali olandesi, bambolotti tanto realistici da risultare stucchevoli, sinistri contenuti in marsupi logati, buste di patatine trasformate in clutch, felpe e jeans completamente imbrattati di fango. E ancora, sciarpe fluorescenti a spirale, felpe “Errore 404”, un nuovo paio di sneaker e un paradenti logati.

Il culmine della sfilata prende infine forma con un abito in pelle interamente composto da City Bag, la borsa più iconica della maison. Un’opera d’arte elevata da una falcata poco convenzionale, ma sempre più in voga, decisa, nevrotica.

Circola sui social la missiva del direttore creativo.

Odio i box, odio le etichette e odio essere etichettato e inserito in un box. La società, internet e il mondo in generale amano farlo, perché così ci si sente al sicuro. Bisogna avere coraggio e perseveranza per assumere veramente la propria identità e chi si è veramente. Ogni giorno diventa un campo di battaglia per difendere questa identità unica. E più si cerca di essere se stessi, più si ricevono pugni in faccia. Ma quanto è bello essere diversi gli uni dagli altri. La sfida è alzarsi e continuare a camminare verso il proprio vero io dopo essere stati colpiti e buttati a terra. La moda ama i box e le etichette più di ogni altra cosa. Lusso, non lusso, street, couture, bello, brutto, buzz, virale, tutto uguale, who cares. Mettere la moda di lusso in una scatola di prodotti sofisticati, esclusivi e visivamente costosi è limitato e piuttosto old school. L’individualismo nella moda è declassato a pseudo-tendenze dettate da un post nelle storie di qualche celebrità del momento. Ho deciso di non spiegare più le mie collezioni e di verbalizzare i miei design, ma di esprimere uno stato d’animo. La moda è un’arte visiva e tutto ciò di cui abbiamo bisogno è che sia vista attraverso gli occhi di qualcuno. Nel migliore dei casi, la moda non dovrebbe avere bisogno di una storia per essere venduta a qualcuno. O ti piace piace o non ti piace. Il set di questo show è una metafora di scavare per la verità e dell’essere con i piedi per terra. Facciamo in modo di permettere a tutti di essere chiunque e di fare l’amore non la guerra.

Demna Gvasalia

Daniele Conforti