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Simone Rocha e Richard Quinn: il Meglio della LFW

Reduce da numerose collab importanti, come quella pluriennale con Moncler Genius, Simone Rocha si rivela uno dei nomi più esaltanti dalla Fashion Week londinese. L’opulenza incontra suggerimenti etnici in un ballet blanc, con ondine avvolte di tulle e ruffle dalle sembianze gotiche. Ai broccati si alternano le perle, ora minuscole come preziose reti per top dalle maniche a palloncino, ora in versione maxi portate a clutch. La leggenda portata in passerella è quella dei Figli di Lir (Children of Lir), un racconto horror dove i figli di un re irlandese vengono trasformati in cigni da una matrigna gelosa. Un incantesimo che dura per novecento anni, quando, dopo essere trasformati in umani, le povere vittime muoiono.

È così che piume e ali si arricchiscono di codici tipicamente reali: dai volumi estremamente ampi, alla crinolina, dalle decorazioni incrostate di cristalli, fino ai ricami sui tabarri semi-trasparenti. E se l’alternarsi di bianco e nero rende il tutto più drammatico, il finale ci stupisce con una colata di sangue – proprio come accade ai figli di Lir.

Il set è una grande sala da concerto, che ospita quaranta musicisti illuminati da un chandelier di cristallo. L’attacco lo dà il maestro e, con l’Adagio per Archi di Samuel Barber, si apre un portone di bronzo. Fra pareti rosa e fiori esotici, le prime uscite di Richard Quinn omaggiano il New Look di Christian Dior. Sembrano vestite di tappezzeria, ma le figure che si alternano sulla passerella rivelano gonne settecentesche con stampe sgargianti floreali, arricchite da grandi cappelliere e bauli. L’evoluzione si propaga verso variazioni sui classici rese distopiche da silhouette esagerate: il collo del trench si allaccia sopra alla testa, i cappelli a falda ampia sono dotati da due oblò per gli occhi e coprono il viso come maschere. Una struttura difensiva, che ricorda l’abito da sposa del 1965 di Yves Saint Laurent.

L’alternarsi fra couture pettinato e fetish total latex è applaudito addirittura da Anna Wintour, che siede in prima fila. In piena linea con l’obiettivo del designer di creare una House of Quinn a Londra, che vada a competere direttamente con il couture parigino.

Abito da sposa di Yves Saint Laurent, 1965

Daniele Conforti