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Il Calzolaio delle Dive: Salvatore Ferragamo è l’Essenza della Pelle

La storia di Ferragamo non è finita. La sua indistinguibile fragranza, il profumo della pelle e della seta appena stirata rimangono vividi nei nostri ricordi e nell’eternità del nostro Paese. Un po’ ce l’ha raccontato anche Luca Guadagnino nel docufilm Salvatore – Il calzolaio dei sogni, distribuito da Lucky Red.

L’impronta di Ferragamo è tanto vivida da essersi fatta notare persino dal Quirinale. Durante la cerimonia di consegna delle onorificenze dell’Ordine “Al merito del lavoro”, fra i cinquanta cavalieri nominati spicca Ferruccio Ferragamo, Presidente della Ferragamo Finanziaria S.p.A.

Ma la storia di Ferragamo, e del suo fondatore, non è sempre stata così florida, tutt’altro. L’infanzia di Salvatore si svolge accanto a tredici fratelli in una povera famiglia contadina a un centinaio di chilometri da Napoli. Siamo a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento: la Terra Promessa è quella statunitense e rimanere nel Sud Italia non assicura un futuro roseo. Eppure, Ferragamo trascorre le ore a osservare, in adorazione, il ciabattino del paese, sognando proprio di intraprendere questa carriera. Più che una carriera, una condanna secondo il padre (e la considerazione comune di questa professione).

Ciò che segnerà il suo destino risiede proprio nelle condizioni della sua famiglia. Salvatore si ritrova a costruire il suo primo paio di scarpe nella notte prima della Comunione della sorella. Entrare in chiesa senza un paio di scarpe bianche avrebbe rappresentato per la famiglia un vero e proprio disonore. A soli nove anni, Salvatore è già in grado di stupire tutti i partecipanti con una delle sue creazioni.

Ferragamo salpa negli USA

Dopo un breve periodo a Napoli, nel 1915 Ferragamo salpa in terza classe per gli Stati Uniti. Qui, la vita in fabbrica non fa per lui – le scarpe fatte a macchina non hanno certamente la stessa qualità di quelle fatte a mano dagli italiani. È a Santa Barbara che Salvatore Ferragamo viene introdotto nel mondo del cinema dal fratello Alfonso e dal cugino Jerry, caratterista nel serial “The Diamond from the Sky” (1915) per il quale Ferragamo fornirà le prime scarpe. Si tratta di un paio di cowboy perfezionati “all’italiana”, comodi e ben fatti. Il mondo del cinema lo accoglie a braccia aperte, e viceversa: il negozio al 1033 di State Street accoglierà Lottie e Mary Pickford, Pola Negri, le sorelle Costello, Lolita Lee, Dolores del Rio, Barbara La Marr. Studiando le sue clienti, Ferragamo riuscirà ad innovare il concetto di calzatura mettendo al primo posto la sua praticità. Un cambiamento drastico nella tecnica di realizzazione che prevede l’inserimento di una lamina d’acciaio, il cambrione, a sostegno dell’arco, dando al piede la possibilità di muoversi come un pendolo. Su questa scoperta costruisce la sua fortuna.

Mary Pickford, Douglas Fairbanks, Gloria Swanson, Monty Banks e Rodolfo Valentino saranno invece ospiti nel nuovo negozio al 6683 di Hollywood Boulevard, ristrutturato in pieno stile rinascimentale. È qui che, ispirandosi alle stelle nascenti, crea modelli conservati oggi nell’Archivio Salvatore Ferragamo: per Lola Todd crea uno stivale elasticizzato, per Alice White degli eleganti décolleté bicolori, per una principessa indiana un paio di scarpe in piume di colibrì pagate 500 dollari (una cifra esorbitante per quel tempo).

Produrre solo calzature su misura per una ristretta cerchia di clienti non basta. Nel febbraio 1926, Salvatore Ferragamo fonda la Ferra-Gamo Incorporated. Il prodotto? L’artigianato italiano. Il target? Statunitense, forse europeo.

La carriera fiorentina

Tornato in Italia, a Firenze Ferragamo si scontra da una parte con il cuore pulsante di una politica di rilancio dall’artigianato promossa dal governo fascista, dall’altra con maestri artigiani scettici. Apre qui un laboratorio con 75 apprendisti, tutti giovani e appassionati. Qui Salvatore affianca le ricerche sui materiali condotte negli anni americani alle lavorazioni artigianali tipiche di Firenze, il ricamo e il merletto di Tavarnelle, l’intreccio della paglia. La tradizione tessile americana e i tessuti di Sonia Delaunay, i suoi colori vivaci e le tele dipinte, ispirano le tomaie patchwork.

Il brevetto per il cambrione viene depositato in Italia soltanto nel 1929, tuttavia, parallelamente, brevetta molti modelli di calzature, che dimostrano la sua straordinaria lungimiranza. Pochi anni dopo, la crisi causata dallo scoppio della Guerra costringerà Ferragamo a sostituire l’acciaio, requisito per gli armamenti, con pezzi di sughero sardo, pressati e incollati a riempire lo spazio tra tacco e avampiede. Nasce la zeppa, il modello che sarà il più venduto. È la crisi l’origine comune delle tomaie in canapa, feltro, pelle di pesce, fino al cellofan, una trovata instillata nella fantasia del creativo dalla carta dei cioccolatini.

Il calzolaio delle dive

Nel pieno del boom economico, il “calzolaio delle dive”, come era chiamato Salvatore Ferragamo, è all’apice del successo. Annovera fra le sue fidate clienti Audrey Hepburn, Anna Magnani, Greta Garbo e Sophia Loren, fino alla Regina Elisabetta. Suddivide le donne che gli ordinano le scarpe in tre categorie a seconda della misura del piede. Le Cenerentole richiedono scarpe più piccole del numero 6. Femminili e amanti della moda, per essere felici devono essere innamorate. Le Veneri calzano il numero 6. Queste donne, in genere molto belle, celano dietro l’apparente frivolezza l’amore per le cose semplici per questo sono incomprese. Tra loro inserisce Marilyn Monroe. Le Aristocratiche sono quelle che calzano scarpe dal numero 7 in su, come Greta Garbo, Audrey Hepburn, Lauren Bacall. Sono sensibili e comprensive, a volte volubili.

Solo nel 1951 Salvatore Ferragamo parteciperà alla prima sfilata di moda italiana, organizzata da Giovanni Battista Giorgini a Villa Torrigiani. Soltanto nell’agosto di nove anni dopo, la scomparsa di Salvatore Ferragamo obbligherà la moglie Wanda a prendere le redini dell’azienda. Un’imprenditrice ancora in lacrime, capace e acuta, affiancata dalle figlie maggiori Fiamma e Giovanna. Con Wanda e il figlio Ferruccio, il marchio riuscirà a far parlare di sé anche al di fuori delle calzatura: dai foulard con stampe patchwork di fiori e ortaggi, alle borse, che sostituiranno i modelli firmati Roberta di Camerino all’interno degli store Ferragamo.

Il modello Vara

L’iconico décolleté Ferragamo a tacco 3 cm è stato disegnato nel 1978 per la collezione invernale del 1978-1979. Questo primo modello si chiamava Lillaz ed aveva già i segni distintivi che hanno reso Vara un’icona di stile: il fiocco piatto e la placca in metallo con la firma Ferragamo. Il modello Lillaz era realizzato in pelle di vitello o capretto; la suola era in cuoio. La scarpa non riscosse però il favore del mercato americano in quanto aveva il tacco ricoperto da strati di cuoio. L’anno successivo il décolleté Lillaz fu lanciato nuovamente negli Stati Uniti con il dettaglio del tacco ricoperto nel medesimo pellame della tomaia. La versione originale, con il tacco rivestito in cuoio, diventò il celebre décolleté Vara.

Daniele Conforti