Anche Jimmy Choo Si Avvicina Agli Nft: la Moda Si Fa Intangibile
Sono passati anni da quando i movimenti artistici di rottura – da Piero Manzoni a Vivienne Westwood – scuotevano il concetto di arte, del suo valore e dei suoi confini. Oggi a riaprire questa conversazione sono gli Nft. Acronimo di Non-Fungible-Token, questi certificati di autenticità digitale stanno via via prendendo piede nei campi artistici più svariati – quindi anche nel fashion, da Gucci a Burberry fino a Dolce & Gabbana e Louis Vuitton.
Non tutti i brand, secondo Business of Fashion, sono naturalmente portati a sperimentazioni virtuali tanto stravolgenti. Chi invece è pronto ad accettare la sfida oggi è Jimmy Choo. Il marchio di moda di lusso giapponese sceglie Uncollex, una piattaforma specializzata nella vendita di Nft. Il progetto, Jimmy Choo/Eric Haze, coinvolge anche il brand giapponese Poggy e riguarda un’opera d’arte virtuale firmata dall’artista newyorchese Eric Haze, esposta a un’offerta libera. Oltre al prodotto digitale, l’acquirente che esibirà l’offerta maggiore riceverà anche un paio di sneaker dipinte a mano in limited edition. Da non tralasciare è lo scopo benefico dell’asta: i profitti saranno donati alla Jimmy Choo foundation a sostegno di Women for Women international, un’associazione che aiuta le donne sopravvissuta alla guerra nella ricostruzione del proprio futuro. Accanto agli Nft, Jimmy Choo metterà in vendita 8.888 mystery box, contenenti carte dalle più rare a quelle neutre, tutte al prezzo di 30 dollari statunitensi digitalizzati.
Come funzionano gli Nft?
Quello degli Nft è un mondo enigmatico, nella penombra dell’incertezza e dell’ignoto. Un mondo che si ritrova allineato a un sistema fortemente consumistico di stimoli audiovisivi, in cui il prodotto immagine appartiene a tutti e a nessuno. Gli Nft riguardano proprio questa tipologia di contenuti, che, in quanto digitali, sono intangibili e potenzialmente replicabili all’infinito. Il processo di certificazione avviene tramite blockchain, un sistema che regola e registra transazioni e tracciamenti. Ad ogni file si abbina quindi un pacchetto di informazioni digitali, garantendone l’unicità e certificandone la proprietà intellettuale.
La prima casa d’aste a combinare Nft e moda fu la britannica Christie’s in occasione della collezione Gucci Aria, figlia di Alessandro Michele e Floria Sigismondi. Battuto a 20mila dollari, a racchiudere a la straordinaria essenza creativa dell’hacking Gucci x Balenciaga è un looped video da 00:04:45 minuti e 1152 x 1152 pixel. Un file che sconfina dall’intangibile al concreto, che conferisce all’opera un allure di irriproducibilità.
È invece a marzo che il sistema dei Non-Fungible-Token ha dimostrato l’ampiezza del pubblico che affascina, attraverso la vendita di seicento sneaker digitali per oltre tre milioni di dollari. Un fascino che, abbinato all’haute couture, ha raggiunto il Bel Paese grazie a Dolce & Gabbana. Genesi, composta da nove pezzi in versione Nft – di cui cinque trasposte da pezzi fisici –, si è rivelata un’esca per decine di migliaia di interessati, che si sono iscritti alla piattaforma Unxd – in prima linea nello sviluppo di nuove frontiere del lusso e cultura digitale.
Sembra che gli Nft siano un presagio tanto impalpabile quanto evidente di un cambiamento travolgente, che interessa il Fashion System da poco prima della pandemia. Una rivoluzione che abbraccia tanto lo streetwear come l’alta moda, esanimando l’arte dalla fisicità tradizionale che la contraddistingue.
Daniele Conforti