
Chanel investe nel Made in Italy: perché la seta comasca è il nuovo cuore del lusso internazionale
C’è un filo che attraversa silenziosamente le collezioni più raffinate della moda internazionale. Non è fatto di cotone, né di lana, né di cashmere. È seta comasca, ed è il tessuto che Chanel ha deciso di rendere parte integrante della propria struttura industriale. Non come semplice fornitura, ma come investimento strategico. Il 2025 si apre così con un nuovo capitolo della lunga storia d’amore tra Chanel e il Made in Italy, che si fa sempre più concreto e strutturato. Il brand parigino ha acquisito una partecipazione del 35% in Mantero Seta, eccellenza tessile attiva a Como dal 1902 e partner storico della maison.
Non è un episodio isolato, ma parte di un piano di espansione industriale che Chanel sta portando avanti con rigore chirurgico. In pochi mesi, la maison ha rilevato quote in aziende chiave della manifattura italiana: Leo France per i bijoux, Grey Mer per la calzatura, oggi Mantero Seta per i tessuti. In un contesto globale segnato da crisi logistiche, pressioni commerciali e tensioni geopolitiche, Chanel sta riscrivendo le regole della filiera, riportando la produzione a casa, ma scegliendo l’Italia come laboratorio e fucina del proprio lusso.
Il distretto lariano torna centrale nella mappa del lusso
La seta, da sempre simbolo di eleganza, è anche un terreno di battaglia strategico per il futuro del lusso europeo. E Chanel lo sa bene. La scelta di entrare nel capitale di Mantero Seta conferma la centralità del distretto comasco, che pur attraversando anni complessi, continua a essere un riferimento imprescindibile per la qualità, la ricerca e l’innovazione.
Secondo Il Sole 24 Ore, l’operazione rafforza un legame che va avanti da oltre cinquant’anni e che oggi si consolida in una forma nuova, senza alterare l’autonomia gestionale dell’azienda italiana. Franco Mantero, attuale presidente e rappresentante della quarta generazione familiare, ha parlato di “un riconoscimento alla visione strategica” dell’azienda, che negli ultimi due anni ha scelto di concentrarsi esclusivamente sul mercato del lusso. Una mossa che ha pagato: nel 2023 Mantero ha chiuso l’anno con un +26,3% di fatturato, raggiungendo quota 102 milioni di euro.
Lusso responsabile: la sfida è anche sociale
L’acquisizione del 35% da parte di Chanel è stata accolta con favore anche dai sindacati tessili locali. In una nota congiunta, Filctem Cgil Como e Femca Cisl dei Laghi hanno evidenziato l’importanza dell’operazione non solo sul piano industriale, ma anche occupazionale e sociale. In un settore messo a dura prova dalla contrazione dei volumi, l’ingresso di un colosso come Chanel può rappresentare una boccata d’ossigeno. Ma serve visione: «Vogliamo che questa occasione diventi un motore di crescita per tutto il tessile comasco», hanno scritto le organizzazioni, auspicando investimenti in formazione, digitalizzazione e sostenibilità che non si limitino a slogan ma si traducano in buona occupazione e filiere etiche.
Chanel, dal canto suo, ha rassicurato sul mantenimento della governance familiare e dell’indipendenza operativa di Mantero, sottolineando come l’investimento abbia l’obiettivo di sostenere e sviluppare la capacità produttiva, e non di controllarla. È un segnale di rispetto, ma anche di lungimiranza: rafforzare senza snaturare è la formula vincente per costruire partnership durevoli.
Una strategia che guarda all’Europa, ma pensa globale
Dietro ogni investimento, c’è una visione più ampia. Chanel non si muove per caso. La crescente tensione tra le economie globali, le fluttuazioni nei dazi doganali e il rallentamento del mercato asiatico – finora motore della crescita del lusso – hanno spinto molti gruppi a rivedere la geografia della produzione. A differenza di altri colossi, Chanel sta investendo nel consolidamento europeo, in particolare italiano, come leva per affrontare le sfide del prossimo decennio.
Secondo alcuni analisti del settore, questa potrebbe essere anche una risposta indiretta alla crescente pressione del mercato statunitense, dove la nuova ondata “all-American” – con il revival di brand come Coach, Ralph Lauren e Telfar – sta conquistando quote di pubblico e influenze. In questo scenario, rafforzare le radici produttive europee diventa un atto politico oltre che industriale.
Dalla seta al futuro: cosa ci dice questo investimento
L’ingresso in Mantero non è solo l’ennesimo deal finanziario, ma una dichiarazione culturale. Significa puntare sulla trasmissione del sapere artigiano, investire in competenze specifiche e in una tradizione tessile secolare che rischia altrimenti di svanire sotto la pressione delle produzioni delocalizzate. Chanel sa che il vero lusso è ciò che non può essere replicato, e per questo ha scelto di garantirsi la continuità di approvvigionamento dalle fonti più autentiche, nel rispetto di identità e territorio.
In parallelo, Mantero ha proseguito la propria espansione verticale con l’acquisizione del 70% del maglificio Ites nel luglio scorso, creando nuove sinergie tra seta e maglieria per ampliare l’offerta e la capacità di presidiare l’intero ciclo produttivo. È un modello di crescita sostenibile, mirato, in controtendenza rispetto alle logiche di breve termine che spesso governano il fashion system.
Daniele Conforti